Giocatore, tu non sai cos’è la passione…
Giocatore, tu non sai…
Lui si faceva chiamare “Locomotiva”, lei “Valchiria”. Erano una coppia di fidanzati molto noti tra gli anni Novanta e Duemila negli ambienti del soft air italiano.
Entrambi appassionati giocatori, collezionisti di militaria nonché modellisti, frequentavano assiduamente i forum di soft air, dove partecipavano a discussioni, pubblicavano articoli e talvolta producevano “divertissement”. Come questo, intitolato “Giocatore, tu non sai…”, una sorta di sfogo poetico, tra il satirico e il romantico, nel quale il narratore si rivolge idealmente a un altro softgunner (evidentemente non molto ligio) esponendogli fatiche, speranze e delusioni che comporta il praticare questo gioco con autentica passione e devozione.
Ve lo riproponiamo per intero. Vi farà riflettere.
Giocatore, tu non sai…
Giocatore, tu non sai quanto si invecchi davanti ad un telefono che non squilla. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai come sia difficile andare da un maresciallo dei carabinieri, da un sindaco, da un giornalista, a spiegare che vuoi giocare alla guerra. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai cosa vuol dire caricare ogni volta dieci batterie per essere sicuro di averne da prestare se qualcuno é senza. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai cosa significa arrivare sul campo e scoprire che due batterie su tre del club sono andate, e che per far giocare qualcuno devo dargli la mia, sedermi ed aspettare che finisca la giornata per tirare via i cartelli. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai cosa mi spinge a riempire un cassetto di vecchie pellicole, rotoli della carta igienica, diapositive, scatolette, cartucce della stampante, in previsione di costruire con questi, per te, un obbiettivo che non sia banale. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai che gioia provo quando ti propongo qualcosa e tu mi dici distrattamente «fai tu», solo per scoprire all’ultimo minuto che non vieni. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai come mi sento quando un giocatore viene da me a lamentarsi che un altro, che non fa parte ne della mia squadra ne della sua, non si dichiara. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai alzarti un’ora prima per andare al campo ed attaccare un fantoccio di stracci su di un albero, perché tu possa scoprirlo pattugliando. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai che impegno ci vuole per studiare a tavolino un gioco diverso, nuovo, intrigante e vederlo andare in fumo perché tu non hai ascoltato una parola della spiegazione. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai cosa significa sentirti dire che però il giochino del pupazzo andava fatto così, e non cosà, che bisognava metterlo qui, o lì, ma non la. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai estirpare spine e piante, soprasettimana e nei weekend, per vederli ricrescere ad ogni primavera. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai deciderti a telefonare ad un altro caposquadra e dirgli che forse andate là in quattro, non sicuri. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai come mi sento ad arrivare su un campo in trasferta e salutare l’altro caposquadra dicendogli “Siamo solo noi due”. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai fare un bilancio di ogni anno di attività e ripetersi, ogni volta, “l’anno prossimo andrà meglio”. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai com’è complicato mantenere attive quindici ASG del club con centomila colpi sparati ognuna, senza soldi per i ricambi, senza lo spazio dove appoggiarne i pezzi, senza attrezzi, senza niente tranne il tuo cervello. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai lavorare notti e giorni di fila per rimettere assieme e provare sette ASG per possibili soci che vengono su domenica. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai stare sveglio la notte prima di quella domenica a sentire i tuoni. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai aspettare sotto la pioggia, attaccato al telefono, sperando che qualcuno ti chiami dicendo se viene o non viene. E scoprire solo alle nove che non si é presentato nessuno. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai andare sul tuo campo, trovare la squadra ospite e dirgli che ti dispiace ma i tuoi giocatori sono rimasti a casa, e che i presenti sono troppo pochi per fare qualcosa. Alla prossima. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai cosa rispondere alla solita domanda “allora, che si fa?”. Se telefoni a me, però pretendi una risposta. E se non telefoni tu, ti telefono io per dirtelo.
Giocatore, tu non sai quante E-mail ho ricevuto di gente che si propone di entrare in squadra e che alla fine sparisce. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai cosa si prova quando un altro caposquadra ti dice che gli dispiace di aver fatto tanti chilometri per fare una partita così. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai che funambolismo ci vuole a raccattare comunque abbastanza gente da permetterti di giocare, correndo sul filo del rasoio di incomprensioni, ruggini e vecchi rancori che farebbero ridere ad un asilo infantile. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai quanto ti rispetto, e quanto ho rinunciato al mio divertimento perchè tu possa divertirti e giocare senza pensieri. Tu non lo sai.
Giocatore, tu non sai decidere se sia meglio vendersi l’ASG e darsi al giardinaggio oppure stringere i denti e tenere in piedi il club, farti giocare, sperando nel futuro. Tu non lo sai, e non lo so neanch’io (per ora).
Giocatore, tu non sai tante cose. Quello che é peggio é che non sai di non saperle, o fingi di non accorgertene.
Pensaci.