Nato come accessorio per impieghi speciali, questo dispositivo è oggi comunemente utilizzato in ambito tattico e spesso fa parte integrante dell’arma
I silenziatori, ovvero soppressori o anche moderatori di suono, sono dispositivi che si applicano alla volata dell’arma – fucile o pistola – allo scopo di ridurre il “botto” causato dalla rapida fuoriuscita dei gas di sparo dalla canna. Le armi da fuoco, infatti, sfruttano l’espansione dei fluidi prodotti all’interno della camera di scoppio dalla combustione delle polveri esplosive per lanciare i proiettili.
Va precisato che i silenziatori non sono in grado di silenziare completamente la detonazione, tuttavia hanno la capacità di ridurla quasi a un sibilo, e questa dote è tanto maggiore quanto più è sofisticata la costruzione del dispositivo.
S’aggiunga inoltre che il fragore prodotto da un’arma che spara non è costituito da un unico suono, bensì da una combinazione di più suoni: oltre a quello provocato dall’espansione dei gas, vanno considerati il rumore della meccanica interna in movimento e, soprattutto, il “bang” del proiettile che viene lanciato a velocità supersonica. In quest’ultimo caso, il rimedio per eliminare il boato consiste nell’impiego di munizionamento subsonico.
I primi silenziatori per armi da fuoco furono brevettati agli inizi del Novecento dal poliedrico inventore americano Hiram Percy Maxim. Il principio difunzionamento di tali dispositivi era sostanzialmente lo stesso ancor oggi sfruttato nei moderni soppressori, che consiste nel deviare il flusso dei gas di sparo convogliandolo all’interno di una struttura a celle comunicanti, in modo da consentirne l’espansione prima che sfoghi all’esterno. Rallentando la velocità d’uscita del fluido, si riduce l’ampiezza delle onde sonore che ne vengono generate e, di conseguenza, si attenua l’intensità della detonazione.
Per ottenere tutto ciò, i silenziatori – oggi come allora – sono per lo più costituiti da cilindri metallici suddivisi all’interno da deflettori forati, la cui funzione è quella di far compiere ai gas un viaggio più o meno tortuoso prima del loro rilascio nell’aria.
Il soppressore di suono si applica alla volata della canna avvitandolo ad essa per mezzo dell’apposita filettatura, oppure tramite adattatore QD (quick detach, cioè a sgancio rapido), ma ultimamente si osserva la tendenza a integrarlo all’arma come parte indivisibile della stessa. Infatti, se questo dispositivo, fino a tempi recenti, era considerato un accessorio aggiuntivo per impieghi specifici e missioni speciali, oggi invece la sua utilità è riconosciuta in un ampio spettro di situazioni operative, a cominciare da quelle tattiche, e il suo impiego appare sempre più generalizzato, tanto da indurre industrie armiere e forze armate delle principali potenze del mondo a considerarne l’ottimizzazione per l’applicazione sui fucili d’assalto e le mitragliatrici ed eventualmente, come accennato, la sua trasformazione da accessorio a vera e propria parte d’arma.
Le qualità richieste ad un silenziatore per uso militare sono soprattutto la resistenza e la durevolezza. La struttura del dispositivo dev’essere in grado di sopportare il calore intensissimo generato dal fuoco automatico e gli sbalzi di temperatura senza subire deformazioni o rotture.
L’evoluzione tecnologica, specie nell’ultimo decennio, ha consentito di ottenere prodotti pienamente rispondenti alle specifiche militari e con prestazioni migliori dei soppressori di suono tradizionali. A tale scopo, più che sulle caratteristiche strutturali, la ricerca si è concentrata sui materiali costruttivi – per cui si è passati dall’acciaio inossidabile alla lega d’alluminio, fino al titanio e all’Inconel – e sulle tecniche di lavorazione, oggi comprendenti procedure sofisticate quali le saldature a controllo numerico e la stampa 3D dei metalli.
In campo tattico, l’utilità dei moderatori di suono consiste principalmente nel rendere furtiva l’azione di fuoco impedendo o rendendo difficoltosa l’individuazione degli operatori, vantaggio reso ancor più significativo dalle doti antivampa dei dispositivi, che consentono di neutralizzare la segnatura termica dello sparo nel combattimento notturno. Da non sottovalutare, poi, il miglioramento delle comunicazioni operative reso possibile dall’assenza di esplosioni e le ricadute positive per la salute uditiva del personale combattente, che non viene sottoposto ai traumi acustici dovuti alle deflagrazioni.
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