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Forza, guerrieri, tutti addosso ai commercianti!

Titolo provocatorio, ok. Ma il tema è più che mai di attualità

Daje addosso al commerciante!

Quest’anno cade il 700° anniversario della morte di Marco Polo e il 770° della sua nascita. Cosa c’entra il grande veneziano col soft air? C’entra, c’entra. Leggetevi l’editoriale di Soft Air Dynamics n. 109 (marzo 2019), che vi riproponiamo qui sotto integralmente. Ok, il titolo è provocatorio, ma il tema era e resta di grande attualità. Non solo per quanto concerne Marco Polo, ma soprattutto il soft air, i softgunner e il loro rapporto “malato” coi commercianti di settore.

Tra i personaggi in assoluto più importanti della storia d’Italia, un posto speciale spetta a Marco Polo. Vissuto nel XIV secolo, questo illustre veneziano non fu un condottiero, né uno scienziato, né un artista, né un poeta. E allora chi fu costui? Cosa fece d’importante per meritare imperitura memoria? Marco Polo, cari amici, fu “soltanto” un mercante – un commerciante, si dice oggi – uno che andava in giro per il mondo a cercare prodotti da rivendere in patria.

Può sembrare incredibile, ma i commercianti, nella storia dell’umanità, sono stati tra i maggiori responsabili del progresso culturale e sociale delle nazioni. Hanno aperto orizzonti, hanno messo in contatto mondi lontani, hanno promosso lo scambio di idee e di valori, e naturalmente hanno contribuito ad aumentare la ricchezza e il benessere dei popoli. Per fare tutto questo, hanno dovuto avere tanto coraggio, disponibilità al rischio (anche della vita) e al sacrificio, come pure inventiva e grande, grandissima curiosità intellettuale.

Eppure, al di là dei personaggi famosi come Marco Polo, i mercanti – alias commercianti – tendono ad essere considerati dall’opinione pubblica di oggi delle figure quasi parassitarie: soggetti che non creano nulla, motivati solo dal desiderio di profitto, di fatto dei trafficanti che speculano sui bisogni della gente.

In Italia, dove il sospetto, la malizia e purtroppo anche l’invidia occupano da sempre un posto centrale nel repertorio dei sentimenti nazionali, il pregiudizio nei confronti dei commercianti è particolarmente forte, e ancor più forte – non si sa perché – lo è nell’ambito del soft air.

È da quando ci occupiamo di questo gioco – quindi da molti lustri – che riscontriamo tra gli appassionati una diffusa diffidenza nei confronti di negozianti, importatori, grossisti e ogni altra categoria professionale del settore. Ma è da vari mesi a questa parte che tale atteggiamento ha iniziato a farsi ossessivo e quasi parossistico. Per questo motivo, abbiamo deciso di parlarne nell’editoriale.

Non capiamo se il fenomeno sia legato alla frustrazione della gente per il persistere della crisi economica, oppure costituisca un segno di quel crescente “incarognimento” della società di cui parlano gli istituti demoscopici. Sta di fatto che assistiamo a comportamenti davvero inquietanti. Ad esempio, constatiamo che la maldicenza – sconfinante spesso nella diffamazione, se non addirittura nella calunnia – ai danni dei commercianti è un esercizio piuttosto diffuso e popolare tra gli appassionati di soft air, e purtroppo non risparmia parte dei nostri lettori. Riceviamo perfino ricatti: «Se continuate a pubblicare la pubblicità del tal negozio, non compro più la rivista!». Che dire? Pazzesco.

Sarà un caso o meno, ma oltretutto, in parallelo a tale ostilità, cresce il fenomeno degli operatori “irregolari”: persone qualunque, spesso giocatori (tra cui qualche “guru”, qualche sedicente esperto con ambizioni di “influencer”), che integrano o costruiscono tout court il proprio reddito coi profitti di attività economiche non registrate. E il bello è che siffatti “furbetti”, che non hanno costi ma solo guadagni, vengono considerati da buona parte dei softgunner delle specie di Robin Hood!

Di fronte al fenomeno, presi da sconcerto misto a curiosità, abbiamo realizzato un sondaggio nella pagina Facebook della rivista. La domanda era la seguente: «Meccanici, riparatori, customizzatori di ASG, ma anche venditori di repliche ed equipaggiamenti da soft air e perfino produttori di ricambi, senza partita IVA e rigorosamente al nero, oltretutto alla luce del sole. Come mai li si lascia fare, consentendo loro di fare concorrenza sleale ai negozianti regolari?». Due le risposte possibili, un pizzico provocatorie: 1) siamo un po’ distratti; 2) siamo come loro.

Ora sia chiaro: un sondaggio del genere non ha certo i crismi della scientificità… ciononostante ci causa un certo malessere vedere che il 63% di coloro che hanno votato ha scelto la seconda risposta, mentre solo il 37% ha optato per la prima. Qualche utente ha postato le proprie motivazioni. Ne riportiamo una: «Siamo in Italia e siamo cresciuti con la scuola che ci dobbiamo arrangiare perché se stiamo in regola come lo stato vuole chiudi baracca e burattini dal oggi al domani». E va beh, no comment. Diciamo che in genere gli intervenuti si sono lamentati del fatto che i negozianti regolari applichino prezzi troppo elevati, cosa che giustificherebbe il ricorso ai venditori “clandestini”.

Bene, cari amici, sorvoliamo sugli aspetti tributari (leggasi “evasione fiscale”) della questione e dedichiamoci solo a quelli economici: vendere prodotti “al nero” significa fare un danno anche importante agli operatori regolari. I commercianti onesti non sono sanguisughe o vampiri dediti al prosciugamento delle vostre sostanze, ma professionisti che si prendono l’impegno di cercare per voi le cose che amate e che non siete in grado di procurarvi da soli; per questo stabiliscono contatti, reti di scambio, compiono viaggi, impegnano il proprio tempo e soprattutto il proprio denaro – rischiandolo per voi – perché gestire un’attività commerciale regolare costa tanti, tantissimi soldi, che si vaporizzano nel pagamento di affitti, stipendi, utenze, versamenti previdenziali, permessi, concessioni e tasse, tasse, tasse.

«E chi se ne frega», direte voi, «non è affar mio. A me interessa giocare spendendo poco». Ed è qui l’errore: il giorno che non vi saranno più commercianti disposti a investire il proprio denaro per aprire nuovi orizzonti alle vostre passioni, voi non giocherete più a soft air. Non giocherete più a niente. Non dimenticate che il nostro meraviglioso gioco nacque alla fine degli anni ’80 del secolo scorso perché alcuni negozianti avevano iniziato a importare le prime ASG a molla. Dopo di essi vennero i club, gli organismi di coordinamento, l’ASNWG e altre organizzazioni parafederative, e venne pure questa rivista. Ma prima ci furono loro: i Marco Polo dei nostri tempi. Portate rispetto.

Qui sotto, ritratto di Marco Polo.

SOFT AIR DYNAMICS

è l'unica rivista mensile a diffusione nazionale interamente dedicata allo "sport del 21° secolo": il soft air, gioco di squadra che riunisce in sé le discipline del combattimento a fuoco simulato.

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2 Commenti

  1. Vi ringrazio per queste parole; sembrerà poco, ma far arrivare un messaggio di questo genere dalle vostre pagine, mi risparmia un sacco di fatica e fiato che uso per spiegare ai miei clienti le stesse cose.
    Quindi, semplicemente grazie.

  2. 32 anni di softair di cui 11 di negozio .l’evoluzione l’ho vissuta tutta , anche sulla mia pelle, i mi sento quindi di poter dire la mia.
    La colpa di questa situazione ,cosi penalizzante per il nostro settore merceologico, è totalmente da attribuire alla scarsissima professionalità , anzi direi alla manifesta malafede dei distributori nostrani .
    Potrei fare nomi e cognomi ma mi limiterò dicendo che ,se da 20 anni a questa partre il mercato dei ” cantinari ” a discapito dei tanti che come me hanno investito fior di quattrini in questo settore è così florido, lo si deve proprio a loro…. pur di vendere qualsiasi partita iva va bene e allora avanti a fruttivendoli, amministratori di condominio, idraulici e anche semplici Asd …
    Dare la colpa al cliente finale quindi mi pare davvero riduttivo . E finche propio noi , continueremo faticosamente a riempire le tasche delle aziende che poi cosi poco rispetto hanno per le nostre attività purtroppo la musica non potrà che peggiorare ..

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