Una risata da El Alamein
Alla faccia di chi non ha proprio capito un cazzo
Nei cieli di El Alamein, 7 giugno 2019
Caro babbo, sono passati cinque giorni dalla festa della Repubblica. Da quaggiù (quassù) sento ancora gli echi dei tamburi e delle fanfare, il rombo dei passi cadenzati di soldati, soldatesse, soldatessi, sindache e sindacessi, tutti marcianti, in un tripudio coreografico suggestivo, pervasivo… inclusivo. Il 2 giugno del 1946 tu votasti monarchia, anche se disprezzavi i Savoia. Lo facesti perché speravi di conservare qualcosa del tuo mondo ormai perduto.
Pensando a te, babbo, oggi ho riguardato questa tua vecchia istantanea, che mi emoziona sempre. Così ho deciso di scriverti, anche se non ci sei più.
Porca puttana, babbo, sei così logoro e malconcio in questa foto… così perso in mezzo a quella distesa di sabbia… sembri un senzatetto in cerca di un giaciglio sulla spiaggia del Lido di Spina… o un fricchettone… o un pazzo scappato dal manicomio…
E invece sticazzi, stai ripiegando nel deserto del Sahara insieme ad altri sopravvissuti della Folgore, con l’VIII Armata alle calcagna, dopo avere sparato le ultime cartucce sulla linea del fuoco di El Alamein.
Sai, babbo, le righe che ho appena scritto, con la mia solita ironia bastarda, scandalizzeranno molti “patrioti da tastiera”: penseranno che ti ho mancato di rispetto paragonandoti a un senzatetto, a un fricchettone, a un pazzo scappato dal manicomio; diranno che ho dissacrato la tua memoria di soldato. Ma tu sai bene che non è vero: una cosa importante che mi hai insegnato è che gli Uomini, con la “U” maiuscola, si distinguono dai meschini e dai fregnoni non per lo sguardo truce e l’aria da spaccamontagne, petto in fuori e baschetto in testa, ma per la loro capacità di ridere. Sì, ridere. Di tutto, di sé stessi, del mondo, delle cose troppo serie, dei volti indignati, degli occhi al cielo, della retorica, della vanità. E delle azioni ostili.
Eh sì, caro babbo, tu che tornasti dalla guerra soltanto nel 1946 – anno del famoso referendum – perché l’8 settembre del 1943 avevi deciso di stare dalla parte “sbagliata” rifiutando di collaborare coi tuoi carcerieri… tu hai riso in faccia al nemico, alla paura, alla morte. In qualche modo, è capitato anche a me nel corso della vita. Oggi, però, che di pericoli non ne corro più, mi limito a ridere guardando i boomerang volare… proprio così, i boomerang… e attendo di udirli cozzare sulle teste vuote di certi “patrioti da tastiera” che li hanno lanciati in odio alla satira. Alla nostra satira. E intanto me ne sto comodamente seduto qui, al mio posto, bello tranquillo, mangiando noccioline. E ho idea che stavolta saranno quelle testoline a ripiegare nel deserto.
Tuo figlio